All’interno della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18 – 25 gennaio) è stato organizzato un momento di confronto e preghiera presso l’Eremo dell’Unità di Monserrato, in Gerace, luogo in cui suor Mirella Muià sta dedicando la sua vita a servizio dell’unità dei cristiani. L’incontro avrà luogo sabato 21 gennaio, alle ore 16,00, è vedrà la partecipazione del vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, della commissione ecumenica, di padre Justin del Monastero ortodosso di San Giovanni Therestis di Bivongi e del pastore Pino Imperitura della chiesa della Riconciliazione.

Nel presentare questa iniziativa, il Direttore diocesano dell’Ufficio Ecumenismo e dialogo interreligioso, don Enzo Chiodo, ha sottolineato che “ci incontreremo, certi che solo un ecumenismo di base, fatto di amicizia, di conoscenza reciproca e di fraternità possa aiutare anche la Locride a tracciare vie di bene”.

Ricordando la preghiera di Gesù: “Che siano tutti una sola cosa”, parte l’invito a tutti coloro che sono in ricerca di Dio, agli uomini e alle donne di buona volontà che si spendono per il bene del nostro territorio e a tutti i rappresentanti di comunità religiose di altre confessioni, per avviare un processo “sinodale” (di cammino insieme e di conoscenza reciproca”) per rispondere alle nuove sfide che il Signore pone in questo tempo.

Don Enzo Chiodo ha continuato la sua riflessione così: “Le diverse Chiese hanno scelto un versetto del profeta Isaia: “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia” per condividere un percorso ecumenico di dialogo e preghiera. E’ un invito forte, quello del profeta, che stimola tutti a metter insieme fede e vita, culto e amore verso il prossimo. La fede coniugata con l’amore cambia la società. Imparare a fare il bene e praticare la giustizia comporta la denuncia delle ingiustizie che provocano divisione e oppressioni ritrovando in Dio la forza per curare i mali del nostro tempo. Imparare a fare il bene insieme ad aiutando gli oppressi e i nuovi poveri tra noi, proteggere gli orfani e le vedove e riparare il male fatto con una giustizia riparativa sono impegni che nascono dal rendere culto a Dio. L’unità è dono e grazia da chiedere nella preghiera ma anche impegno perché non prevalga l’emarginazione delle persone a motivo della loro “razza”, cultura e lingua. Ciò provoca un

grande danno alla comunità umana e richiede continua conversione e impegno perché ogni uomo sia riconosciuto nella sua dignità.

Il contesto ormai conflittuale che alberga nei nostri ambienti e nel mondo (la guerra, il colonialismo, il non rispetto dei diritti umani e altre forme di oppressione, di emarginazione razziale e di schiavitù), ci spinge a ritornare a “imparare il Cristo” (San Paolo. Ef. 4, 20), non con una conoscenza solo intellettuale, ma facendo esperienza della sua persona e praticando il suo vangelo. Egli ci ha rivelato il vero volto del Dio Giusto e Misericordioso, costruendo relazioni di pace e lottando per sradicare le strutture di peccato.

L’ecumenismo richiede una continua conversione di stili e di relazioni nuove a partire dalla novità cristiana. Per questo avvieremo degli incontri di ascolto e di conoscenza reciproca con chi ha a cuore il dialogo e l’impegno per il bene comune”.