“Vedo l’iniziativa di oggi come un balsamo per gli ultimi e come uno stimolo, un
pungolo, per i primi”. Così il vescovo di Lamezia Terme, monsignor Serafino Parisi,
nel corso dell’inaugurazione dell’ambulatorio solidale “Prima gli ultimi”, un progetto
della Caritas diocesana, sostenuto dalla “Fondazione Con il Sud”, realizzato nel
complesso interparrocchiale San Benedetto.
Il Vescovo, nel sottolineare la concretizzazione della Cittadella della Carità che, dopo
la mensa aperta nel dicembre 2021, vede oggi l’apertura dell’ambulatorio solidale, i
cui locali sono stati concessi gratuitamente, a medici ed operatori sanitari che
volontariamente presteranno il loro servizio a favore degli ultimi, ha rimarcato che
“a noi interessa la cura dell’uomo. Noi guardiamo la realtà e la guardiamo con gli
occhi critici di chi crede perché chi crede guarda la realtà criticamente nel senso che
la realtà che ha davanti la deve saper leggere, deve saperla interpretare ed una volta
che ha saputo interpretare quella realtà deve cominciare a servirla. Ed allora, noi
siamo dentro questa linea per cui, quando diciamo che ci interessa l’uomo ed in modo
particolare gli ultimi di questa umanità che è di fronte a noi, stiamo dicendo che
facciamo un servizio che non mettiamo sotto la bandiera di alcuno. Questo deve
essere chiaro, perchè noi offriamo un servizio all’uomo ed una volta che abbiamo
offerto la cura all’uomo, noi spariamo, cioè non ci siamo, non vogliamo esserci”. Per
il Vescovo, infatti, “deve camminare il sostegno, deve camminare la solidarietà,
l’impegno e il servizio, senza nessuna voce che possa richiamare a sé, attrarre verso
di sé, i meriti o tutte le altre cose. Si rende un servizio, tanto più che questo servizio
su base volontaristica, è offerto davvero a chi è ultimo”.
II tentativo, quindi, anche se non attuabile al 100%, è quello di realizzare, o almeno
provare a farlo, “una forma di perequazione dello scompenso che c’è tra chi può
permettersi delle cure anche fuori e chi, non è che non riesce ad accedere ad una lista
per le visite, ma addirittura, purtroppo, non ha nemmeno il pensiero di potersi mettere
in lista per poter ottenere una visita. E questa – ha aggiunto monsignor Parisi – è una
forma di povertà, culturale, strutturale, sistemica, che ci impensierisce sempre di più.
Allora, quando ci siamo chiesti quale sarebbe stata l’utenza che avrebbe dovuto
servire questo ambulatorio solidale, con qualche difficoltà, e sto dicendo una cosa
che mi ferisce davvero, purtroppo, si è pensato di stilare una graduatoria degli
ultimi.”. In questo, “aiutati dai servizi sociali e dai Centri di ascolto della Caritas,
proprio per tentare di dare una risposta a quella forma di squilibrio che c’è dentro il
nostro contesto, nella nostra società, anche nella società calabrese. Quando leggo che
noi abbiamo dato alle strutture del nord dieci miliardi per le cure fuori dalla nostra
regione, allora lì davvero mi indigno per questo, perché vuol dire che manca un’idea
giusta di Sanità ed è proprio per questo motivo che torno a dire ancora una volta –
perchè sono stato a benedire un ambulatorio di questi tipo ma con una struttura
diversa nell’ex area Sir – che io, da una parte, sono soddisfatto perché viene
inaugurato un ambulatorio solidale per i motivi che dicevo prima, però questa
soddisfazione è unita a quella indignazione alla quale facevo riferimento perché
questi ambulatori solidali in uno Stato, in una regione, che possano finalmente
arrivare a dirsi civile, non dovrebbero esserci. Questa è la realtà”.
Di dialogo portato avanti negli ultimi anni per concretizzare questo progetto, ha
invece parlato don Fabio Stanizzo, direttore della Caritas Diocesana, che, nel
ricordare che “stamattina affidiamo all’associazione un servizio della Caritas, ha
sottolineato che “a noi sta a cuore la persona, l’uomo in quanto tale, con tutte le sue
difficoltà. Spesso – ha ricordato don Fabio – alle porte dei nostri uffici bussano
persone che non hanno neanche un documento, non hanno diritti, quelle persone
cosiddette invisibili. Noi, quindi, ci siamo interrogati ed abbiamo iniziato un
processo di riflessione anche su alcune nuove povertà, altre ancora sono sotto traccia,
che la pandemia, purtroppo, ha smascherato. È stato durante questo dialogo, che è
durato un bel po’ di tempo, che siamo arrivati a dare vita a questa struttura”. Per
quanto riguarda l’utenza, don Fabio ha spiegato che “insieme ai centri di ascolto ed ai
servizi sociali del Comune faremo un primo filtro per indicare le persone che ne
hanno bisogno. Poi, nell’accettazione ci sarà un secondo filtro da parte della
segreteria dell’ambulatorio. Sicuramente ci sarà un primo periodo di rodaggio nella
speranza che non si facciano errori, però, posso garantire una cosa: se ci sarà qualche
errore sarà solo per eccesso di bene e non per altro. A noi come Chiesa sta a cuore la
persona in senso lato. Aprire un servizio del genere, però, ci fa interrogare su tante
cose, sul perché, sui motivi, sul dove stiamo andando”. Da qui l’invito a prendere “il
bene ed il buono di quello che sta nascendo, mettendoci tutti in un atteggiamento di
ascolto delle povertà, e offrendo servizi nei confronti delle sorelle e dei fratelli che
busseranno alle nostre porte”.
Ad apertura dell’incontro, Nicolino Panedigrano, presidente dell’Associazione
“Prima gli ultimi”, nel fare l’excursus di come si è arrivati all’apertura
dell’ambulatorio solidale, ha ringraziato “Caritas e Diocesi di Lamezia Terme per
averci dato la disponibilità di realizzare questo progetto” e l’imprenditore Filippo
Callipo, presente anche all’incontro, che “a scatola chiusa – ha detto Panedigrano – ci
ha dedicato una parte delle indennità di consigliere regionale”.
Di “onore per il mondo del terzo settore essere qui”, invece, ha parlato Graziella
Catozza, portavoce del Terzo Settore, secondo la quale “oggi la città è più ricca.
Bisogna costruire insieme le cose ascoltando i bisogni” riconoscendo alla Caritas un
ruolo importante “qui come e a livello nazionale”.
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