A un anno da oggi iniziavano le notizie sul conflitto Ucraino, volendo raccontare una guerra che avrebbe dovuto esplodere senza lasciare fiamme accese, rapida e indolore come nessuna prima di questa… ma le guerre, soprattutto quando ideologiche, bruciano imperiture, carburate dal sangue di fratelli, che sullo stesso campo si sono giurati odio in nome di un futuro che dimentica il passato. Un anno di cronaca per descrivere l’assurdo, riuscendo a stancare un pubblico sempre piΓΉ confuso e distratto, annoiato ascoltatore di una commedia dai troppi atti e dalle svolte narrative inverosimili. Avremmo voluto… e forse vorremmo anche ora, farci ingannare dalle stesse parole di pace proferite come per conflitti piΓΉ lontani, come in Medio Oriente dove ci illudevamo che le bombe colpissero solo bersagli scelti; ma l’Ucraina Γ¨ troppo vicina per guardare altrove… e i corvi neri messaggeri di guerra volano bassi, al di qua delle nubi, starnazzando i drammi di un popolo e le assurde motivazioni di un altro che un tempo gli fu simile.

Ormai abbiamo poche certezze e mille parole, qualcuna anche sincera… ma il sangue ha lo stesso odore per ognuno, e l’urlo straziante di chi soffre Γ¨ identico in qualsiasi lingua o accento, anche se chi non sente e non odora cerca di convincerci che tutto vada bene.

Oggi Γ¨ un anno che per un’intera nazione la morte Γ¨ divenuta da eclatante a norma, dimenticando quel Cristo che cercava di essere l’ultimo uomo ucciso e, facendo finta che l’amore ricevuto non debba essere sempre ricambiato, continuiamo ad ascoltare e osservare disillusi una guerra che ci arrabbia sempre meno, ormai indifferenti alle sue atrocitΓ  e ancor meno stupiti della sua inutilitΓ . Ad un anno dal suo inizio, scopriamo di essere ancora uomini della pietra dalle fionde infuocate, persuasi dalle scienze che rendono forti gli eserciti che ipnotizzano il dissenso, spiegando senza capire che β€œNoi” Γ¨ un concetto piΓΉ forte di ogni distanza.

A noi che osserviamo impassibili, il futuro porterΓ  il suo giudizio, per esser stati spettatori accondiscesi a giustificare l’ennesimo passo falso dell’umanitΓ , continuando senza un perchΓ© plausibile a credere nella violenza, e scagionandoci dietro la scusa assurda di essere giusti. Ogni secolo, ogni anno e forse ogni giorno, qualcuno grida basta alla violenza, guardando i corpi morti per le idee altrui che mai piΓΉ potranno opporsi al proprio destino, piegati da una guerra che si burla di tutti cercando la pace, pensando di abbattere per ricostruire e di schiacciare per rieducare… ma che per chi la vive sulla pelle rimarrΓ  indelebile come una ferita che mai rimarginerΓ .

Sotto i corpi freddi nelle strade di Donec’k, Luhans’k e Charkiv si congelano le nostre coscienze, giacciono

spente su una terra di nessuno che qualcuno rivendica come bottino… uomini con l’animo limpido di chi

non possiede memoria, che agiscono sotto lo sguardo incredulo dello stesso Dio a cui chiedono protezioneΒ perΒ sΓ©.