Sabato 26 ottobre 2024, in un Teatro ormai senza posti liberi ma che cerca di organizzarne di nuovi per la grande richiesta, inizierΓ  a partire dalle ore 17:00, un viaggio nel realismo magico.

Al Teatro Petrolini di Roma gli istanti che compongono i momenti ridaranno vita ad un autore maestoso, Jorge Luis Borges, che con la sua prosa ibrida seppe destabilizzare l’ordine prestabilito delle cose.

Il Maestro Diego De Nadai, incarnerΓ  lo spirito dell’autore ormai dissolto nell’infinito, scolpendo nell’aria le sue parole come fossero su roccia, sostenendo ogni sua singola parola come un ultimo sospiro, che perentoria nella solitudine si spoglia nel poema, affannando per risalire il dubbio di esistere.

Un’immagine prenderΓ  forma eterea e nebulosa come un pensiero, e quella sera la sagoma dell’autore si adagerΓ  in prima fila a gambe accavallate, strette, con le mani appoggiate su un bastone dal manico ricurvo, col viso a mento alto in un sorriso appena in procinto di nascere.

Per una sera, il mistero di Borges, uscirΓ  dal suo labirinto che lo protegge e lo imprigiona, dentro cui ricostruire luoghi fisici e metaforici, aperti e opprimenti al contempo, senza nΓ¨ direzione nΓ¨ traiettoria e delineati da un inizio ed innumerevoli finali… come la poesia, sempre in conflitto tra il tiranno grigiore della strada percorsa e la sfrontatezza del cielo azzurro.

Un’indagine su quei mondi mai manifesti che infiniti nascono da un punto comune (Aleph), un antesignano multiverso che Borges intuΓ¬ per primo, nelle cui vie ricostruΓ¬ molte realtΓ  e tramite queste tradusse gli enigmi proposti dai principi, fino a scegliere l’isolamento in quel labirinto emotivo e intellettuale, in cui i paradossi sono leggi fisiche, senza mai perdersi nel troppo ma scavando in ogni monade costituente.

La poetica di Borges si impone senza scelta nella recitazione del Maestro De Nadai, consumando il pessimismo e lasciandolo sprofondare nella dimenticanza in una rivoluzione interminabile di riletture sulle quali reinventare l’etica.

Al Teatro Petrolini la calda voce del Maestro De Nadai aprirΓ  la soglia dell’irreale per poi mostrarlo agli occhi, e al di lΓ  delle sue β€œporte”, da sempre chiuse con la chiave della presunzione, transiterΓ  una veritΓ  mutevole, diversa per ognuno ma che coincide in tutti, all’interno delle quali l’onniscienza attende di essere ricordata come qualcosa di dimenticato e non di scoperto.

La voce del Maestro si presterΓ  al verbo del Poeta, concederΓ  la sua storia in un’indagine sulla vita nuova ad ogni rilettura, che raccontando ognuno descriverΓ  tutti gli altri… e nell’intuizione di adunare le vite segnandole in pochi importanti passaggi, affiorerΓ  il peggior peccato degli uomini, quello di aver eluso il dovere di essere felici, abiurando un sentimento per scoprire di conoscerlo da sempre.

Al ritmo di tango le parole sapranno di metafora in un pensiero triste da ballare, e il Maestro De Nadai ci accompagnerΓ  per mano in un viaggio che potrΓ  finire solo con le origini del mito, portando ogni spettatore a sognare un creato strutturato con soliditΓ  e concretezza ma sorretto, inevitabilmente, dai robusti pilastri dell’illogico e da fondamenta della stessa materia dell’irrazionale.

Nell’attesa cresce la voglia di ascoltare, nel ricordo della precedente serata su Fernando Pessoa nei quali ci siamo persi come bimbi in una favola… anche questo nuovo evento saprΓ  rendere piacevole e alleggerire, come fossimo immersi nella notte, quel movimento di colori che Γ¨ la poesia di Borges, spingendoci e trascinandoci in quella sciara di parole che si farΓ  solida e spigolosa come la realtΓ .

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