Era oggi quando nel 1979 all’interno del Duomo di Catanzaro, il Vescovo Mons. A. Fares seduto sul faldistorio, indossando la sua mitra piΓΉ preziosa, poneva i palmi delle mani sulla testa di un giovane Domenico Piraino, ordinandolo Sacerdote.

Ancora in molti ricordano il Primo di Novembre, in quella Sua prima messa celebrata nella parrocchia della Madonna di Pompei a Catanzaro; quel lungo corteo di accompagnatori e quella prima fila con i genitori, il fratello e la sorella, il Superiore Padre Giorgio Andolfi e Padre Alfonso di Bartolo, poi a seguire gli Scout a cui tanto tempo dedicava.

Ricordano tutti che in parrocchia era stato stampato un opuscolo contenente la messa, con le letture e le canzoni che lui stesso scelse tra le sue preferite.

Quel giorno una vita nasceva nella vita, e una goccia di divino ungeva la fronte di un uomo che non consacrava una conquista, ma cominciava una lunga strada seminata di mani tese a cui propendere la propria, dita aperte come petali in attesa di essere accudite, innaffiate al sacro calice della compassione, fiori sbocciati come farfalle immobili che hanno perso il volo, ma pronte a sfiorare il vento della fede, in balia del quale lasciarsi trasportare nella vita di un Prete la cui unica tentazione fu quella di aiutare chiunque.

Don Dino Γ¨ ancora oggi nei pensieri di tutti i suoi fedeli come un’aura di SantitΓ , un sentimento invocato dal rispetto che unifica saggezza, umanitΓ  e carisma, ricordando la forma di un uomo che spezzava la luce del sole per vederne dietro il Divino, che ascoltava nel vento le parole disarmati in cui comprendeva l’orizzonte celante la trascendenza.

C’è aria di Beatitudine, se non di SantitΓ , nella memoria che ancora vive nel suo gregge. Un lascito che non insegna da un pulpito ma dimostra nei gesti quanto un messaggio superiore cavalchi la vita, che sappia saltare il dosso della morte, proseguendo e correndo in chi resta facendosi immortale, trovando casa in coloro che di quella responsabilitΓ  hanno fatto vocazione.

Don Ivan Rauti e Don Dino Piraino

Don Dino vestiva la sua aura di SantitΓ  con umiltΓ , era, ed Γ¨, immagine di quella gioia che accompagnava i piccoli atti quotidiani, che risiedeva in quel suo sorriso che ancora oggi rinasce nel volto di chi lo conosceva al solo sentire il suo nome. Don Dino Γ¨ ancora impresso negli sguardi che raggiungono la sua immagine che, tinti di amicizia con l’acquarello della nostalgia, infrangono la barriera oltre la quale torna a vivere l’anima… e dentro cui la voglia di Dio t’accosta e t’afferra.

Oggi sarebbero 45 anni di cammino, interrotti anzitempo per l’infausto destino che accompagna l’esistenza… una corsa, la sua, verso chiunque chiedesse aiuto e sostegno e che ancora oggi prosegue, senza sosta, rendendolo vivo piΓΉ che mai; e questa maratona, che prosegue con altre gambe, quelle dei fedeli che l’hanno amato e rispettato, consolida nel pianto e nel rimpianto l’effige di un uomo tra i tanti, forse Santo, ma di sicuro di tutti Amico.

Fermiamoci a pensare all’uomo dietro la veste, un minuto, al silenzio e nel buio, senza muoverci e senza pensare. Abbandoniamo ogni azione e lasciamo che sia lo Spirito Santo a muovere le nostre coscienze… apparirΓ  un volto buono sorridere di luce, una faccia amica di tutti anche se sconosciuta, degno di incidere il proprio nome onesto sul calendario… e gioiamo di quella grazia che insegnava, quella che non chiede per dare, e aggrappati alla sua mano scopriremo muoversi l’anima, senza chiedere e senza volere, scoprendo che meritare l’effusione dello spirito significa sapienza, significa incarnare i Santi e accoglierli in noi, significa la consapevolezza che il gusto e il sapore di Dio Γ¨ avvolto nelle parole di un uomo semplice che ricordiamo oggi… Don Dino Piraino.

Don Dino con l’amico Enzo Rappoli

Di fronte a certe vite siamo cuccioli indifesi, senza ragione, senza quella logica che arrampica il monte della veritΓ  in cerca di facili giustificazione, perchΓ© Don Dino ha insegnato che essere buoni Γ¨ l’unica libertΓ , e che trincerati dietro la nozione nascondiamo solo le miserie umane, accatastandole una sull’altra fino a chiudere lo sguardo verso il prossimo.

Resta a noi la bellezza di saper riconoscere le sue orme ancora impresse sulla terra, che grazie alla costanza di un gruppo di fedeli capitanati da Enzo Rappoli, rinfrescano il suo messaggio ricordando l’uomo dietro la veste.

Ciao Don Dino… a noi hai lasciato tanto… a te dedichiamo la piΓΉ semplice parola di speranza che sentiamo ferma tra le labbra e l’anima nel pensarti, che non sale e non scende, che stringe i pugni e poi benedice il silenzio di quell’immagine sulla tua lapide, che vuole uscire come un singhiozzo d’ira e poi si tramuta in preghiera… GRAZIE.

 

 

 

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