La costruzione ad hoc del mito di un meridione ricco e allβavanguardia depredato dallβUnitΓ dβItalia, spesso operata su basi storiche assenti o adeguatamente deformate e manipolate, facendo leva su sentimenti di autoassoluzione e deresponsabilizzazione appositamente coltivati nella popolazione dellβodierno Sud Γ¨ uno degli argomenti che sarΓ affrontato il prossimo venerdΓ¬ 28 febbraio, alle ore 18, con la presentazione del libro “Il mito dei Borbone – Il Regno delle Due Sicilie tra realtΓ e invenzioneβ, di Andrea Mammone, presso la Biblioteca comunale “G. Incorporaβ sita allβinterno di Palazzo Nieddu del Rio.
Allβincontro dibattito sarΓ presente lβautore che dialogherΓ con il professor Giuseppe F. MacrΓ¬, esperto di storia del Risorgimento e anchβegli rappresentante dellβISRI e con Gabriele Cortale.
Lβevento Γ¨ organizzato dalla sezione ANPI di Locri-Gerace e dallβISRI – Comitato di Reggio Calabria in collaborazione con lβassociazione culturale βLa Cetra di Eunomoβ e con il patrocinio della CittΓ di Locri nellβambito delle iniziative per il progetto βLocri, CittΓ che leggeβ.
La presentazione sarΓ preceduta dai saluti dellβassessora alla Cultura della CittΓ di Locri, Domenica Bumbaca, del presidente ISRI – Comitato di Reggio Calabria, Vincenzo De Angelis, e della presidente della sezione ANPI di Locri-Gerace, Barbara Panetta. Lβincontro sarΓ arricchito dalle letture a cura di Emanuele Capogreco
Andrea Mammone, oggi professore associato presso Sapienza, UniversitΓ di Roma, ha insegnato per oltre un decennio alla University of London e, oltre ad aver svolto periodi di ricerca presso lo European University Institute e negli Stati Uniti, ha collaborato con le maggiori riviste accademiche italiane e straniere, oltre che aver curato diversi volumi sulle destre estreme europee e sullβItalia contemporanea. Γ con questo approccio multidisciplinare che βIl mito dei Borboneβ analizza il revisionismo neoborbonico e le conseguenti attuali correnti pseudo-separatiste e le contro narrazioni autoassolutorie sul Risorgimento. Queste tendenze rendono necessaria una netta contrapposizione poichΓ© stabilire confini netti con il meridionalismo -vero- Γ¨ oggi un dovere civico. Il volume, accanto allβaspetto storiografico e allβattenzione verso i processi psicologici che accrescono lβappeal delle retoriche vittimistiche e di rivendicazione, pone lβaccento anche sullβambito sociologico abbracciando ricerche come quelle condotte da Marta Petrusewicz (autrice di βCome il meridione divenne una questioneβ) ed Edward C. Banfield (βLe basi morali di una societΓ arretrataβ).
Oggi, nonostante la costruzione di un nemico immaginario e un professato antielitarismo che vede un rifiuto delle istituzioni viste come promotrici di βnarrazioni dei vincitoriβ, il neo borbonismo trova spazio anche nelle scuole, innescando pericolosi meccanismi di mistificazione storica nei piΓΉ giovani.
La ricetta dei revisionismi, βstoriograficamenteβ, si ripete anche in riferimento al Risorgimento, come avviene da tempo contro la Resistenza: i dati che avallano teorie cospirazioniste e sedicenti βcontrostorieβ sono inventati e/o gonfiati, quelli a loro sfavore ignorati, derisi o delegittimati.
Dimenticati sono, infatti, tutti i martiri della causa unitaria meridionali, come se il Mezzogiorno fosse (e fosse stato) unico, coeso e privo di differenziazioni, impegnato a vivere unβepoca dβoro bruscamente interrotta dallo sbarco garibaldino. Questo alimenta la citata deresponsabilizzazione e apatia, rassegnazione e indifferenza verso la creazione di una societΓ attenta, con un civismo realmente meridionalista. In IV di copertina si puΓ², infatti, leggere: Β«Il Mezzogiorno Γ¨ spesso percepito come una terra irrecuperabile, una palla al piede storicamente trainata dal Settentrione, con classi dirigenziali corrotte e una generale mentalitΓ mafiosa. Γ questo il punto di partenza per comprendere le spinte alla creazione di unβidentitΓ meridionale con matrice antirisorgimentale e distaccata dal resto della penisolaΒ». Il neo borbonismo, con rivendicazioni infondate e nessuna proposta concreta per il futuro, si incanala, paradossalmente e funzionalmente, in questa narrazione. Per la promozione di unβidentitΓ meridionale che possa davvero, un giorno, cambiare le cose rappresentando concretamente e dando risposte alle istanze del Sud, crediamo di avere bisogno di ben altro.
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