Anche l’associazionismo sembra essere cambiato e diventato liquido come la societΓ  alla quale appartiene. Calo di partecipazione dentro le associazioni e in tanti altri ambienti che tentano di effettuare azioni a favore dei territori. Molti di questi hanno perso il senso di β€œcomunità” e si sono allineati ad un cambiamento che dopo anni ancora stenta a dare risultatiti fattivi e concreti. Le risposte a questa realtΓ  potrebbero essere sempre le stesse, ma approfondendo si scopre che c’è di piΓΉ.

β€œPurtroppo Γ¨ vero. E una realtΓ  – afferma il presidente dell’Associazione Artami, Peppe Vilardo – che ha visto un nuovo scenario dell’associazionismo creatosi dopo l’avvento dei social. Assistiamo ad un cambiamento nel quale la creazione di β€œgruppi virtuali” che generano eventi, hanno soppiantato il vero senso dello stare assieme, avviare il confronto, creare eventi e aprire nuovi percorsi. Il calo di partecipazione dei singoli nelle associazioni tradizionali e il contemporaneo spostamento verso i social network nasce dal bisogno di libertΓ  individuale, dalla crisi dei valori e la sfiducia crescente nelle istituzioni, comprese quelle politiche. Le associazioni tradizionali richiedono impegno, regole e una gerarchia strutturata. Oggi le persone cercano modi piΓΉ fluidi e immediati, senza vincoli a lungo termine. I social permettono di aderire senza troppe formalitΓ  e con un semplice click, creando un senso di appartenenza “liquida” ma meno vincolante”.

Si perde così il senso di appartenenza, di una identità che differenziava le Associazioni?

β€œLe generazioni piΓΉ giovani, ma non solo, si sentono meno legate alle strutture classiche perchΓ© percepiscono un certo immobilismo o una distanza dai problemi reali. Il senso di comunitΓ  – continua Peppe Vilardo – si sta trasformando: invece di essere legato al territorio, oggi si sviluppa attraverso interessi comuni su piattaforme digitali. Molte persone sentono che la politica e le istituzioni hanno deluso le aspettative. Questo ha portato a una fuga verso modelli di partecipazione piΓΉ spontanei, dove si crede di poter incidere direttamente, senza mediazioni. I gruppi sui social creano connessioni rapide, diffondono idee e organizzano eventi in tempo reale. Tuttavia, questa modalitΓ  puΓ² anche portare a una partecipazione piΓΉ superficiale, che spesso non si traduce in azioni concrete sul territorio. Il rischio Γ¨ che tutto si fermi a un “mi piace” o a una condivisione, senza un vero impegno”.

Ci stiamo avviando verso la fine di un’epoca nella quale si cercava l’Associazione per includersi socialmente?

β€œForse ancora non siamo in grado di affermarlo. Ma sembra che l’associazionismo – continua il presidente di Artami – tradizionale sia avviato a questa conclusione, a meno che, le associazioni tradizionali non trovino nuova linfa integrandosi con questi nuovi strumenti, creando spazi ibridi dove il digitale e il reale si incontrano. Forse la sfida non Γ¨ resistere al cambiamento, ma trovare il modo di utilizzarlo per costruire nuove forme di partecipazione. Le associazioni sono fatte di persone…dunque sono le persone che devono dare ascolto e nuove risposte dentro questi nuovi modi di comunicare…ma ricordarsi che Γ¨ importante riflettere, che la tecnologia odierna corre velocemente e la creatura umana ha i suoi tempi e il rischio e di bruciare i contenuti…che fanno dell’uomo la sua identità”.

Ma la soluzione quale potrebbe essere?

β€œQuando riusciamo a restare concentrati, senza farci trascinare dalle correnti del momento, possiamo usare la tecnologia come strumento anzichΓ© esserne vittime. Il segreto sta proprio nel non perdere di vista il cuore delle questioni: i problemi reali, le persone, la necessitΓ  di costruire qualcosa che abbia valore nel tempo. Se riusciamo a usare i nuovi strumenti per coinvolgere, sensibilizzare e creare connessioni autentiche, allora possiamo trasformare il cambiamento in un’opportunitΓ . Non Γ¨ la tecnologia in sΓ© a svuotare i contenuti, ma il modo in cui scegliamo di usarla”.

Un artista, in questo caso scultore, come lei Γ¨, cosa puΓ² fare?

Un artista come me e come tanti vive attraverso l β€˜arte che ha sempre avuto il potere di risvegliare l’anima, restituire significato alle cose e farci sentire parte di qualcosa di piΓΉ grande. In un mondo sempre piΓΉ frammentato, dove le relazioni diventano veloci e superficiali, la bellezza Γ¨ il collante che puΓ² riportare equilibrio e profonditΓ  nella vita delle persone.

La bellezza non Γ¨ solo estetica, Γ¨ esperienza, emozione e memoria collettiva. PuΓ² essere una piazza abbellita da un mosaico, una scultura che racconta la storia di un popolo, una performance che tocca corde profonde.

Oggi per prima cosa dobbiamo fare i conti con la dinamica odierna quella veloce…di cui tutti siamo immersi, mi affiderei alla creativitΓ  che divinamente porta il compito di tirare fuori la soluzione appropriata al bisogno, quindi direi che l’opera d’ arte Γ¨ figlia di un tempo e di un bisogno di bellezza da restituire. L’arte deve confrontarsi con il tempo in cui nasce, ma al tempo stesso ha il potere di trascenderlo, lasciando un segno che va oltre la fugacitΓ  della societΓ  contemporanea.

Se il nostro tempo Γ¨ frenetico, liquido e spesso superficiale, allora l’artista ha il compito di fermarsi e ascoltare, di assorbire il caos e restituire un’opera che sia una risposta, un respiro, un ponte tra il presente e l’eterno.

Forse la sfida non Γ¨ solo creare bellezza, ma renderla necessaria. Un’opera deve colpire, scuotere, far sentire la sua presenza nel cuore di chi la guarda e una missione straordinaria: svelare il possibile in un tempo che sembra giΓ  scritto, aprire spazi nuovi quando tutto appare giΓ  deciso. La bellezza di un’opera non Γ¨ solo nell’estetica, ma nel suo potere di risvegliare, di scuotere, di riportare l’uomo alla sua essenza piΓΉ autentica.

Ti sei perso