Desidero esprimere a tutti la mia gratitudine per il servizio di carità, reso nelle diverse comunità, ma anche condividere la gioia di questa VI Giornata Mondiale dei Poveri voluta da Papa Francesco. Accogliamola come un’occasione di riflessione e di preghiera che ci richiama al valore ed alla dignità dei poveri nella realtà sociale ed ecclesiale. Una Giornata speciale, «per aiutarci a riflettere sul nostro stile di vita e sulle tante povertà del momento presente».
Purtroppo non mancano le povertà nelle nostre comunità. Tanti giovani prendono la via dell’emigrazione, cercando felicità e benessere, in quest’ora particolare, in cui tutti abbiamo sofferto e soffriamo le conseguenze della pandemia e della crisi economica. L’uomo continua a ricorrere alla guerra. Rifugge dalla via del dialogo e della cooperazione. S’illude di costruire la pace con il rumore delle armi. Ecco l’assurdità del nostro tempo: non fare tesoro dell’insegnamento della storia! “Quanti poveri genera l’insensatezza della guerra! Dovunque si volga lo sguardo, si constata come la violenza colpisca le persone indifese e più deboli”. Mentre sempre più bisognosi continuano a bussare alla porta. Come ricordava l’esortazione apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo Evangelii gaudium, «nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale» (201).
C’è purtroppo chi ancora pensa che i poveri non esistono, mentre tante Caritas parrocchiali in diocesi si stanno opportunamente organizzando per vivere in stile evangelico la domenica dei poveri. Il povero è chi non dispone a sufficienza di quanto è necessario per vivere, chi naviga in una condizione di povertà. Ma la povertà non è solo di tipo economico: ha mille volti e mille cause come racconta l’ultimo Rapporto Caritas su povertà ed esclusione sociale. C’è una povertà ereditaria, che si trasmette di “padre in figlio” per cui in Italia occorrono almeno cinque generazioni per una persona che nasce povera di raggiungere un reddito medio; c’è una povertà educativa che riguarda i giovani del nostro Paese, fra i quali solo l’8% con i genitori senza titoli di studio superiori riesce a laurearsi.
Comeci ammonisce Papa Francesco nel suo Messaggio per la Giornata dei Poveri, “davanti ai poveri non si fa retorica, ma ci si rimbocca le maniche e si mette in pratica la fede attraverso il coinvolgimento diretto, che non può essere delegato a nessuno… Succede inoltre che alcuni cristiani, per un eccessivo attaccamento al denaro, restino impantanati nel cattivo uso dei beni e del patrimonio. Sono situazioni che manifestano una fede debole e una speranza fiacca e miope”.
“Quando l’unica legge diventa il calcolo del guadagno a fine giornata, allora non si hanno più freni ad adottare la logica dello sfruttamento delle persone: gli altri sono solo dei mezzi. Non esistono più giusto salario, giusto orario lavorativo, e si creano nuove forme di schiavitù, subite da persone che non hanno alternativa e devono accettare questa velenosa ingiustizia pur di racimolare il minimo per il sostentamento”.
Non dimentichiamo che la Caritas è l’ispirazione che innerva tutte le attività delle nostre comunità parrocchiali. Solo ponendo l’organizzazione caritativa tra le sue priorità pastorali, la nostra chiesa diocesana si fa testimonianza viva di giustizia e carità.
A tutti auguro di ritornare allo stile evangelico della solidarietà e della carità. Anche nel vivere la gioia della festa.
Il Signore benedica tutti e ci rende la gioia del servizio vissuto con perseveranza e fede.
X Francesco OLIVA
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