Il riscatto generazionale delle donne, che è anche il riscatto dell’intera società civile, è stato al centro della manifestazione tenutasi nei giorni scorsi al “Mazzini” di Locri. In occasione della presentazione dell’ultima fatica di Palma Comandè dal titolo La Padrina, edito da Rubbettino. Gli studenti hanno avuto modo di riflettere su quest’importante tematica sapientemente guidati da Pasquale Muià che ha moderato i numerosi interventi. Molto apprezzati gli interventi della poetessa Bruna Filippone, che ha regalato al vasto pubblico diversi suoi componimenti, leggendo le sue poesie in tema di legalità e quelli di Beatrice Mollica, che ha letto passi significativi del romanzo ed ha curato una sua performance con interventi canori eseguendo alcuni brani inerenti il tema trattato.
Dal confronto con l’autrice è chiaramente emerso che le donne hanno avuto ed hanno un ruolo fondamentale sia all’interno delle associazioni mafiose sia nella lotta contro questa stessa mentalità. Nel romanzo, le figure femminili sono tante, ma due vengono presentate in maniera approfondita, le protagoniste: nonna e nipote, antitetiche per certi aspetti e simili per altre. Donne che non sempre assumono il ruolo di figure di contorno, ma che spesso hanno un compito determinante sia come vere e proprie capomafia, sia, nel senso opposto, rappresentando la possibilità di cambiamento delle future generazioni, per esempio attraverso l’educazione dei figli.
Il valore dell’educazione, infatti, è un tema trasversale a tutto il romanzo, è presente in ogni capitolo e viene trattato nei suoi diversi aspetti.
La nonna intende trasmettere con ogni mezzo la cultura mafiosa non solo tramandando ai suoi figli la sete di vendetta, ma anche pianificando la vita dei nipoti. Di Mirià (la nipote) pensa, infatti, che quest’ultima sia un buon seme pronto per ricevere le sue cure, apparentemente sembrano gesti normali di una nonna qualsiasi: preparare pitte di pane farcite e uova appena deposte, ma anche queste azioni tenere ed affettuose, hanno una loro precisa finalità, quella di farla crescere forte e sana in quanto destinata a diventare una “donna speciale” come lei la, padrina.
Mirià, però, “germogliando divenne altro”, disattendendo le speranze della nonna, anche se dapprima appare attratta dalle attenzioni della nonna (ha nei suoi confronti, come tutti, un senso del rispetto spropositato … quando decide di non portare più il quotidiano bombolotto di acqua da bere, pensa addirittura di commettere peccato) poi, piano piano, crescendo, prende le distanze da lei e dalla sua filosofia tragica e bellicosa. Anche se in alcuni momenti viene solleticata nell’orgoglio vedendosi giovane signora di rango in America, di fatti rappresenta la nuova generazione di donne calabresi che cercano di riscattarsi e di riscattare le generazioni future.
Alla nonna che le ordina di non mettere al mondo il frutto della violenza subita perché il “sangue malato non deve andare avanti” trova la forza di controbattere: “Il sangue che metterò al mondo non sarà malato perché lo nutrirò di principi sani”. Alla base di questi principi ci sarà sicuramente l’amore; l’autrice, infatti, mette in bocca a Lisa queste parole: “il sentimento dell’amore proprio voi madri dovreste tutelarlo, perchè è l’unico che unisce, invece spesso lo usate per dividere e seminare odio… poi piangete quando si ammazzano tra di loro .. il dramma di questa cultura è che si allevano i figli al sopruso, alla vendetta per poi consegnare al destino la responsabilità dei risultati”.
Oggi, grazie a Dio, sembra che molte donne testimoniano una realtà in cui forza morale, coraggio, capacità di affermare i propri valori, unite all’amore (un amore fatto anche di stima, per figli, fratelli o mariti, vittime della ferocia mafiosa), aiutano a sfidare coraggiosamente un sistema consolidato, sono donne che osano opporsi non solo all’organizzazione mafiosa ma alla stessa cultura di cui si è circondati
L’auspicio è che sempre più donne e madri pensino di cambiare rotta ribellandosi alla cieca obbedienza ridando ossigeno alla loro voglia di libertà, di vita, di dignità e garantendo così ai figli e al territorio futuro e speranza.
Docente di religione cattolica, collaboratrice del Dirigente scolastico presso il Liceo delle Scienze Umane e Linguistico “G. Mazzini di Locri dall’ a. s. 2006/07; Collaboratrice del DS con funzione di vicario (a. dall’s. 2010/11 a tutt’oggi. In ambito scolastico svolge le funzioni di: coordinatrice di classe, responsabile di progetti (Teatro CIC, I mille volti della solidarietà, Legalità, Attenzione al territorio, Educazione alla pace e all’intercultura, Ambiente e salute, iI monachesimo italo greco, Teatro per te. Una scuola senza confini) responsabile di Commissioni (orientamento, mass-media, qualità, Progetti, reclami e suggerimenti alunni, Bandi e gare), membro di comitati (garanzia) responsabile sportello CIC, membro della Consiglio d’Istituto e della Giunta esecutiva. Buone competenze relazionali acquisite anche attraverso i diversi incarichi ricoperti in ambito politico sociale. Dal 2003 al 2007 Assessore presso il Comune di Ciminà. Dal 1999 al 2002 e dal 2008 al 2014 Presidente dell’Associazione Pro Loco di Ciminà. Dal 1979 al 2018 Presidente parrocchiale di Azione Cattolica per diversi trienni. Dal 2011 vicepresidente adulti A C Diocesi di Locri-Gerace. Dal 1992 al 1995 membro della Commissione Scuola Diocesana
Dal 1987 al 2018 Membro del Consiglio Pastorale Parrocchiale con funzioni di vicepresidente. Dal 2019 Presidente del MIEAC. Dal 2024 Segretaria della Consulta per le aggregazioni laicali