Tanto per parlare di uno di quegli Italiani di cui essere fieri, uno di quei tanti sempre piΓΉ rari.
Parliamo di un uomo, che prima di essere un politico è stato un intellettuale⦠di quando ancora la politica era cosa di cultura.
Trascorriamo qualche rigo di parole descrivendo un pessimista che illuminava il suo paese dal profondo della propria delusione.
Sciascia nasce nel 1921 a Racalmuto, dal cui cordone ombelicale non volle mai staccarsi, perchΓ© quasi tutti amano il proprio paese di nascita esaltandolo, ma lβaggettivo piΓΉ consono che lui aveva per descriverlo era: straordinario.
Fin da ragazzo, come poi da adulto e da uomo politico, era solito far guerra dβidee, inneggiare spesso alla belligeranza del pensiero e facendo della polemica (dal greco poleomos = guerra) lβunica arma, oltre che della mancanza di logica e dβintuizione lβunico ostacolo alla veritΓ .
Lβautore Sciascia descrive secondo canoni polemici il reale, sottolineando e palesando una strumentalizzazione consapevole delle diatribe che furono e che sarannoβ¦ ma elaborando un sistema logico sincronico con autori contemporanei sempre accostandoli al passato fino alle proprie origini, nel proposito di ispirare il suo presente anche ad un punto di vista diacronico, appoggiandosi sulle spalle di Voltaire, Courier, Manzoni e perfino Edgar Allan Poe.
Costretto ad un isolamento culturale per molti suoi punti di vista non reazionari, in unβItalia ancora troppo bigotta per accettare la veritΓ sulla natura umana, trovava riposo dalle sue βpolemicheβ nellβamico Pier Paolo Pasolini, condividendo un’esperienza comune, un lutto mai βrisarcitoβ, in una lotta tra compagni non di classe sociale ma con il fantasma di un dolore in comune, che li aveva resi uguali, e che da incapaci di essere amici per le troppe differenze, fece loro comprendere come nella diversitΓ la veritΓ sia comunque una soltantoβ¦ accorgendosi di pensare e di provare le stesse cose.
Una consapevolezza di essere che dovrebbe toccare ognuno, a prescindere dal credo o dai gusti, dalle tradizioni o dalla cultura⦠diseguaglianze che lasciavano un indefinito disagio insolubile persino dalla logica che rilasciava impotenza e isolamento.
Un pensiero talmente limpido e logico da essere rimosso dal contesto politico democristiano, nascondendolo come un pensiero scomodo e relegando Sciascia dalla coscienza pubblica come un parente scomodo a cui non βdar cordaβ, tacciato come elemento imbarazzante da coloro che in βTodo Modoβ descriveva come preti che giocano col diavolo, e trascinando ogni sua battaglia radicale nellβoblio descrivendolo un elemento affetto da senilitΓ in pieno smarrimento ideologico.
Se dalla polemica trasse solo isolamento mai fu sopraffatto dal paradigma della solitudine, e quelle verità scomode che erano la coscienza critica del bel paese lo portarono alla polemica di se stesso, contraddicendosi nel cambiare punto di osservazione e nel valutare persino i suoi principi come non assiomatici, ma come elementi incerti da ridefinire⦠costringendolo ad entrare nella vita degli altri per comprendere senza preconcetto alcuno.
Questo era Sciascia, un filosofo obiettore del dogma, un uomo guardingo e senza eroine, traghettatore di un pensiero utile anche ai giorni moderni dove guerrieri pavidi si lusingano di battaglie senza farle davvero, dove i benpensanti uniti scrivono senza contradditorio, contro un mondo di schierati al vitello dβoro del momento, in lotta sempre con qualsiasi altra parte, detentori di una veritΓ assoluta in nome di unβunica e sola giustizia, quella dellβinteresseβ¦ e scelse il proprio schieramento cedendo il fianco a coloro che, pronti a colpire e scappare, sapevano insegnare regole, e mai promulgarne di nuove e rivoluzionarie.
Le parole di Sciascia sono tante e molte riemergono ancora oggi dalla nebbia del tempo, alcune chiare ed esplicite e altre ancora sembrano rumori da comprendere, ma una tra le altre trova collocazione oggi, in un incastro perfetto che ritrae, secondo i suoi canoni, lβodierno intellettuale dalla bocca grande e dalla calotta ristretta e prominente: i Cretini.
Un costrutto teorico, quello sui βcretiniβ, che Sciascia assume nel suo piΓΉ puro significato escatologico, descrivendone diverse sfumature per colmare le pecche dellβumana natura: da pagliaccesche figure di borghesi non pensanti e prostrati alla volontΓ di un destino per non porsi questioni, fino a coloro il cui pensiero cimenta le proprie arti in quesiti senza soluzione, che come moderni βDon Chisciotteβ giocano la vita con il gusto di intestarsi battaglie giΓ perse.
Esempio eclatante e tristemente moderno, di come uomini e donne sappiano cadere nellβindecoroso pur di accettarsi, sono i moderni βcretini socialβ, che Sciascia definirebbe ostentatori della propria cretineria come fosse un capitale, come se lβessere dotati di mente potesse escludere dai pensieri e dai rimorsiβ¦ anni dopo il Maestro Umberto Eco si riferirΓ a costoro per conto di Sciascia, immaginando i disastrosi esiti di un incontro tra uno stupido funzionale e un cretino cognitivo, coniando lβindubbia descrizione di βnuova ignoranza di mercatoβ.
Di cretini e di cretineria la nostra societΓ straborda, direbbe oggi Sciascia, senza cadere nelle retoriche di ceto o di elite, ma bensΓ¬ il suo concetto si concentrerebbe sullβegemonia sociale da parte delle masse βignorantiβ, ci definirebbe tramutati in un paese in cui i furbi sono proprio quei cretini di cui parlava, in cui ogni informazione subisce unβaccezione ideologica funzionale a qualche politica collegata, e in cui, come direbbe Leonardo Sciascia:
βΓ ormai difficile incontrare un cretino che non sia intelligente e un intelligente che non sia un cretino. ma di intelligenti c’Γ¨ sempre stata penuria; e dunque una certa malinconia, un certo rimpianto, tutte le volte ci assalgono che ci imbattiamo in cretini adulterati, sofisticati. Oh i bei cretini di una volta! Genuini, integrali. Come il pane di casa. Come l’olio e il vino dei contadini.β
Maria Grazia CarnΓ Γ¨ nata a Catanzaro e vive a Camini, un piccolo borgo in provincia di Reggio Calabria, dopo gli studi superiori presso lβIstituto Maria Ausiliatrice di Soverato perfeziona la sua istruzione presso la facoltΓ di Farmacia di Pisa.
Lavora nel settore per cui ha studiato fin da subito, alternando i suoi impegni con volontariato e alcune passioni irrinunciabili.
Scrive per la testata online Incipit Sistema Comunicazione con il ruolo di capo redattrice senza mai specializzarsi su un tema preciso, ma cercando temi di interesse sociale e culturale. Nel 2023 pubblica il suo primo romanzo dal titolo “Blu ionico”, con il quale si aggiudica vari riconoscimenti, tra i quali il Premio Internazionale Panorama Golden Book Award 2024,Β e il Concorso Biennale Internazionale βPercorsi letterari dal Golfo dei Poeti Shelley e Byron”, grazie al quale Γ¨ stato segnalato alla Fiera del Libro di Francoforte 2024.