Chi abbandona un cucciolo per strada mutila se stesso, e mentre quegli occhi fissi si allontanano, in essi s’ incastra un pezzo di anima… una parte di sé che probabilmente alcuni non sanno neppure di avere, ma quello sguardo abbandonato macchierà ogni pensiero e fermerà un battito di cuore per tutte le volte che un animale li fisserà, come sapesse giudicare il gesto atroce di tradire qualcuno che in noi ripiega tutta la sua fiducia.

Ogni anno lo strazio di questa pratica si presenta alle porte di molti paesi e borghi, forse perché nell’immaginario collettivo per alcuni potrebbe essere luogo di accoglienza, così da sviare le proprie responsabilità e rattoppare la propria coscienza. Sappiano, costoro, che così non è! E che questi luoghi che nell’arco dell’anno vedono comparire e scomparire dal nulla queste creature, sono costretti ad azionare un sistema di solidarietà, spesso dispendioso e oltremodo impegnativo, per riuscire a ricollocare e dare sollievo a questi animali intristiti dal comportamento umano.

Su quel ciglio di strada un cane non trova la libertà, ma la disperazione di non sapere se aspettare o iniziare un cammino verso una nuova casa, che seppur potrà essere calda e accogliente non potrà disperdere il cocente richiamo di quel padrone insensibile, che con le sue azioni, avrà lasciato solo un’impronta indelebile di paura e angoscia, sentimenti che spesso saranno irrimediabili.

Eppure, e nonostante tutto, alcune storie hanno un lieto fine, anche se per una che epiloga bene altre cento si nascondono sotto l’indifferenza delle occasioni perdute; queste occasioni positive hanno sempre il nome e il volto di qualcuno capace di leggere, dietro ad un musetto sporco di fango, una vicenda che parla di crudeltà e di tradimento. Persone come Pino Alfarano, Sindaco di Camini, paese spesso colpito forse per la sua posizione collinare, dalla piaga dell’abbandono riuscendo, spesso con fatica, a ricollocare molti cani randagi, come recentemente è successo a Max: un meticcio nero con una macchia bianca sul cuore, adottato dal primo cittadino con la speranza di ridargli fiducia negli uomini e concedergli una seconda possibilità di serenità. Come spesso accade molti si fanno avanti, ma pochi sanno essere determinanti nelle azioni, e quindi dopo aver vagliato proposte di adozione che hanno sprecato parole nel vento, finalmente qualcuno era deciso all’adozione, e quando c’è motivazione le azioni vanno a buon fine.

Oggi Max, che eleggiamo a portavoce di tutta la sua famiglia canina e felina, che hanno subito lo stesso trattamento, è un cane che ci ha concesso una seconda possibilità di dimostrare che non siamo bestie, proprio lui che è stato trattato come tale da piccoli uomini che in un cucciolo non vedono altro che un giocattolo del momento … e non è vero!

Salvare o semplicemente aiutare un animale è come salvare una vita, e se pur qualcuno storcerà il naso innanzi a questa affermazione, esistono persone per cui il diritto di esistere è prioritario. Èquando una richiesta di aiuto bussa alla nostra porta che il dovere civile deve rispondere, anche se con i soli mezzi a nostra disposizione … questo il Sindaco Alfarano lo sa bene! Perché in questi anni di amministrazione si è visto costretto, più di una volta, a segnalare, recuperare, soccorrere e fornire cure veterinarie, spesso a proprie spese, per poi, con la difficoltà di chi sa affezionarsi, cercare una casa per ridonare ad una creatura smarrita o abbandonata, la speranza di credere ancora negli uomini.

Oggi, Max ha trovato una famiglia che può chiamare casa, un piccolo miracolo in un piccolo borgo, che merita di essere condiviso e ricordato soprattutto da coloro, che quando abbandonano un cucciolo non hanno il coraggio di voltarsi a guardare quegli occhi che restano pieni di fiducia … anche se rivolta a chi non la merita.